La Fibrillazione Atriale (FA) è una patologia caratterizzata da un ritmo cardiaco irregolare che si accompagna a manifestazioni cliniche di varia entità.
Le condizioni più conosciute e più temute dal punto di vista clinico sono l’embolia sistemica e l’ictus cerebri cardioembolico. In particolare, la FA è causa del 30% degli ictus ischemici e del 10% degli ictus criptogenici. Inoltre, la FA si associa a una serie di altre condizioni patologiche, fra cui lo scompenso cardiaco (20-30% dei casi, rischio triplicato rispetto alla popolazione generale), il decadimento cognitivo (aumento del rischio del 40-60%) e la depressione (16-20% dei casi). La FA impatta in modo importante sulla vita dei pazienti, infatti più del 60% dei pazienti affetti lamenta una ridotta qualità di vita. Inoltre vi è un rischio di ospedalizzazione annuale che varia dal 10% al 40% secondo le stime attuali. Infine, vi è un aumento del rischio di mortalità che varia da 1,5 a 3,5 volte rispetto alla popolazione generale.
Questa patologia può essere sintomatica per cardiopalmo, dispnea, discomfort o dolore toracico, capogiro, lipotimia o sincope, astenia ed altri sintomi più aspecifici come sensazione di ansia o paura e confusione mentale. Tuttavia spesso è asintomatica e la diagnosi può essere incidentale oppure avvenire in seguito a complicanze, come l’ictus ischemico.
La sua incidenza è in aumento, in particolare nella popolazione di età avanzata. Attualmente in Italia la prevalenza è pari a 570’000 casi circa. Tuttavia, si stima che per ogni paziente con diagnosi certa di FA, ci sono almeno altri due individui in cui la condizione non è stata diagnosticata, a riprova del fatto che questa patologia è purtroppo decisamente sottostimata nella sua prevalenza e incidenza.
Tale patologia va sempre sospettata nel caso di irregolarità del polso, soprattutto in pazienti di età avanzata. La diagnosi di FA è elettrocardiografica (ECG), mediante ECG a 12 derivazioni standard oppure mediante monitoraggio ECG prolungato con ECG dinamico sec. Holter o con Loop Recorder impiantabili. Questi ultimi rivestono un ruolo importante sia nella diagnosi che nel monitoraggio dopo terapia ablativa di FA.
In particolare, nel trattamento della fibrillazione atriale riveste un ruolo chiave la terapia anticoagulante, volta a prevenire l’embolia sistemica e l’ictus cardioembolico. La terapia anticoagulante di prima scelta è, secondo le ultime linee guida della Società Europea di Cardiologia (ESC) del 2020, quella con anticoagulanti orali non vitamina K-dipendenti (NOAC/DOAC, in italiano NAO), che si sono dimostrati più efficaci (in termini di minor rischio di ictus cardioembolico ed embolia sistemica) e più sicuri (minor rischio di sanguinamento) rispetto ai classici anticoagulanti dicumarolici. La recente introduzione della nota AIFA 97, che riconosce ai medici di medicina generale la possibilità di prescrizione, ha aperto le porte a scenari nuovi in merito alla prescrivibilità di queste terapie.
Inoltre, sempre secondo le ultime linee guida ESC, la terapia per controllo dei sintomi riveste un ruolo fondamentale. In particolare è possibile instaurare una terapia con farmaci antiaritmici e/o una terapia invasiva tramite ablazione della fibrillazione atriale (isolamento delle vene polmonari).
Nella gestione terapeutica della fibrillazione atriale riveste un ruolo centrale il medico di medicina generale (MMG), che spesso è il primo a fare diagnosi di questa condizione, o si trova a visitare pazienti sintomatici o asintomatici affetti da FA.
In questo contesto, anche secondo le recenti raccomandazioni delle linee guida ESC, è fondamentale la collaborazione e l’interazione fra il MMG e il cardiologo aritmologo nel trattamento della fibrillazione atriale.
Pertanto è necessario creare un contatto diretto fra queste due figure professionali al fine di ottimizzare la gestione e la cura dei pazienti affetti da FA.
Obiettivo di questo evento consiste nel far conoscere l’equipe, la struttura e l’eccellenza delle procedure che vengono effettuate presso l’elettrofisiologia dell’Ospedale Bolognini di Seriate creando un filo diretto tra ospedale e territorio, in adesione ai nuovi percorsi sanitari per l’assistenza dei pazienti, indicati dalla Regione Lombardia.